La lingua comune e prestigiosa. http://www.revue-texto.net/index.php/http:/www.revue-texto.net/1996-2007/Archives/Parutions/Archives/Parutions/Marges/docannexe/file/4227/docannexe/file/2537/docannexe/file/3869/docannexe/file/Parutions/Semiotiques/docannexe/file/4777/index.php?id=4670 — Alla ricerca di una lingua vernacolare comune, Dante, nel De Vulgari eloquentia, delinea quattro attributi – illustre, cardinale, aulicum, curiale – che permettano a questa lingua di misurarsi col prestigio del latino e di assicurarle tutta la gamma dell’espressione e della comunicazione : dalla vita quotidiana alla creazione letteraria, comprese la poesia e la tragedia, da Dante considerate come appartenenti alle forme letterarie più alte. A sette secoli di distanza e con una traduzione letterale – cosa ricorrente nella vulgata accademica e scolastica –, questi quattro aggettivi suonano alle orecchie contemporanee come termini arcaici, se non arcani; essi non rendono conto della ricchezza di argomenti che Dante sviluppa per arrivare finalmente alla concezione di una lingua che si imponga ad opera del « gratioso lumine rationis », supplente d’un principe assente, fautore sperato di unione linguistica. Si propongono dunque le qualità di una lingua « luminosa, centrale, corale e responsabile » come traduzione più fedele alle aspettative di Dante, versione certo non priva di rischi, ma incoraggiata in questo tentativo dai saggi di Yves Bonnefoy sulla traduzione della poesia. La Lettre et l'interprète fr Tue, 16 Mar 2021 20:30:34 +0000 Tue, 16 Mar 2021 20:30:34 +0000 http://www.revue-texto.net/index.php/http:/www.revue-texto.net/1996-2007/Archives/Parutions/Archives/Parutions/Marges/docannexe/file/4227/docannexe/file/2537/docannexe/file/3869/docannexe/file/Parutions/Semiotiques/docannexe/file/4777/index.php?id=4670 0